Con smartphone e tablet ci si ubriaca di lavoro

Chi possiede uno smartphone o un tablet non riesce mai davvero a staccare dal lavoro. Sta nascendo così il "workaholism", "l'ubriacatura da lavoro."

Con smartphone e tablet ci si ubriaca di lavoro

Smartphone e tablet sono i dispositivi tecnologici più ricercati di questo momento, ma se per i più giovani sono degli strumenti di svago e che permettono di essere sempre connessi a Facebook o di chattare con gli amici, per chi lavora sono un vero e proprio prolungamento delle ore lavorative. Secondo quanto riportato su Il Mattino di Napoli, una ricerca condotta da Moxy, azienda britannica che fornisce servizi tecnologici ad altre imprese, la giornata lavorativa di chi possiede un cellulare intelligente o un tablet, inizia circa alle 7.42 del mattino, per finire verso le 19.19.

La ricerca, che ha coinvolto 1000 dirigenti e 1000 impiegati britannici, ha messo in luce come ormai chi possiede un dispositivo mobile "evoluto", come smartphone o tablet, lavora in media 12 ore al giorno e rimane sostanzialmente sempre connesso fino a quando non va a dormire. Vita privata e vita lavorativa, quindi, perdono ogni barriera di separazione, lasciando che la prima invada in modo spregiudicato la seconda.

Si tratta di un fatto abbastanza preoccupante, emerso già qualche anno fa, ma che si è accentuato ulteriormente con la connettività mobile garantita da smartphone e tablet: la connessione perenne sta infatti sconvolgendo la vita lavorativa di molti liberi professionisti e imprenditori. Secondo alcuni analisti stiamo oramai arrivando a quello che in America viene definito "workaholism", ovvero "sindrome da ubriacatura da lavoro", che si manifesta in una dipendenza dal lavoro intesa come un disturbo ossessivo-compulsivo tipico di chi mette il lavoro assolutamente al primo posto e in secondo piano la sua vita sociale e familiare (almeno quel che ne rimane).

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